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Quando l’artigiano tradizionale – che oggi fa figo chiamare Maker ovvero colui che crea (qualcosa) – sia diventato digitale è impossibile dirlo con certezza. La metamorfosi è avvenuta in maniera graduale complice probabilmente la sempre maggiore facilità di accesso al web e alla tecnologia, il prezzo concorrenziale dei diversi device ovvero i mezzi che utilizziamo per navigare online (tablet, pc, telefono cellulare) e dei costi delle connessioni o anche l’utilizzo sempre più capillare dello smartphone che ci rende perennemente connessi.
Fatto sta che un bel giorno l’artigiano tradizionale ha cominciato a mettere il naso fuori dalla sua bottega, laboratorio, casa, atelier, showroom insomma dal luogo in cui crea e presumibilmente vende le sue creazioni, per affacciarsi su una realtà nuova, vasta e potentissima: il web. Crisi? Aumento della concorrenza? Necessità di arrivare a un pubblico più ampio? Sono certamente tutti fattori che hanno contribuito alla trasformazione.
L’artigiano tradizionale non è scomparso si è evoluto
Ha capito che sono necessari studio continuo e ricerca per migliorare il suo prodotto ma anche il processo produttivo. È diventato un comunicatore non solo online ma anche offline. Sa che non è più sufficiente fare il suo lavoro al meglio ma che è necessario condividere quello che sa e sa fare. E per questo motivo ha cominciato a proporre tutorial, ha iniziato a raccontare in immagini e video la sua storia e l’unicità dei suoi prodotti, ha deciso di mostrare in rete come e dove lavora, che materie usa, le tecniche di lavorazione. Ha deciso di caricare sul suo sito video che spiegano come usare i suoi prodotti, come mantenerli in perfetto stato, lavarli, preservarli, curarli, riporli. E magari si è messo anche a organizzare laboratori di formazione, workshop, incontri con studenti nelle scuole e a partecipare con maggiore frequenza a fiere e eventi. La nuova frontiera dell’artigianato si chiama infatti networking ovvero fare rete non solo con i clienti ma anche con i fornitori e con un tessuto sociale e artigianale affine. E l’artigiano digitale ha imparato a farlo raccontandosi attraverso quei nuovi mezzi di comunicazione social che utilizza anche il suo cliente tipo.
Il passaparola si è spostato sul web
Naturalmente anche l’artigiano digitale è in continua evoluzione. E sebbene ci sia ancora qualcuno ancorato all’esserci per esserci i più hanno capito che la sola presenza online non è sufficiente. Ho parlato di come è cambiato il lavoro dell’artigiano tradizionale con Greta Pigatto il cui talento era già stato protagonista di un post qui sul blog e con la quale in passato ho avuto anche il privilegio di collaborare.
Artigiani digitali oltre le botteghe tradizionali
Un sito web, un blog, un eshop, una pagina ufficiale su Facebook, un account su Instagram e Google+ e ancora una newsletter e i video su YouTube. E anche un casa che è laboratorio e insieme atelier, dove ricevere su appuntamento. Ho chiacchierato con Greta Pigatto della sua vita da artigiana digitale e di come è mutato il suo modo di lavorare e proporre le sue collezioni. Greta si definisce un’artigiana della moda. Realizza capi di abbigliamento e accessori e la sua peculiarità è di creare pezzi unici o in serie limitatissima, dipinti a mano come la tela di un quadro.
Ma come si diventa artigiani digitali? Questo è quello che mi ha raccontato.
Il background di un artigiano digitale: questione (anche) di DNA
“Sono mamma di Zoe, 2 anni fa circa ho sposato l’uomo della mia vita, adoro il mio lavoro. Ho creato una linea di abiti e accessori, ideati, confezionati e dipinti da me, pezzi unici, fatti con amore ma sto lavorando ad un progetto sperimentale, una tiratura limitata delle mie illustrazioni stampate in digitale su diversi supporti: cover per cellulari, borse, tazze. Ho avuto un’infanzia a base di manga, un’adolescenza dedicata agli studi artistici e grafici, esperienze lavorative importanti nella moda d’industria come grafica di prodotto. Ma è la conoscenza di una collega che mi ha avvicinata al mondo “maker” per poi scoprire che la sartoria, la passione per i tessuti e il lato artigianale della moda era la mia vera passione.Backstage anziché front row. Mia madre tra l’altro è modellista mentre la mia pro zia aveva brevettato un metodo di insegnamento di taglio e cucito. Conservo ancora tutto il suo materiale didattico!”.
Come nasce un brand: Greta Pigatto Couture
“Dopo anni di grafica di prodotto moda, nel 2007 ho aperto la partita Iva come consulente esterna, affiancandovi la creazione di pezzi unici, oggetti d’arredo decorati a mano e una piccola collezione di accessori e t-shirts dipinte a mano. È nato così Aldomoro5 (corrispondente a via e numero civico della nostra casa – atelier) una boutique online, un contenitore virtuale per esibire ed aggiornare in tempo reale le mie creazioni, per un certo periodo vetrina anche di altre designer. Il progetto Greta Pigatto Couture nasce invece nel 2009, la visibilità grazie alla collaborazione con Arisa mi ha spinto a portare avanti il mio progetto. Al tempo di Myspace, era il 2009, mi ha contattato la sua stylist per il suo video di esordio Sincerità. Le servivano accessori per il video e io le ho inviato tantissime cose tra cui delle mie t-shirts dipinte. Beh, ha usato tutto! Un po’ alla volta sono riuscita a contattare direttamente Arisa e con lei ho iniziato una collaborazione.”
Quando un artigiano tradizionale diventa un artigiano digitale?
“Un artigiano non può NON abbinare la sua creatività a un uso azzeccato dei social media: è indispensabile per farsi conoscere! Credo di essere diventata un’artigiana digitale nel 2011. Per me esserlo significa inventarsi ogni giorno un modo per attirare nuovi clienti e far conoscere il mio lavoro non avendo una vetrina fisica. Oggi il primo contatto con i miei clienti avviene proprio attraverso i social! È un mondo affascinante e pieno di opportunità anche se purtroppo è difficile tutelare appieno le proprie creazioni da un punto di vista del copyright.”
Per essere un artigiano digitale bisogna investire
“I costi esterni purtroppo non sono tantissimi al momento, il mio budget è molto limitato. Per gestire i miei canali uso il mio Macbook principalmente, lo smartphone solo per Instagram, non ho ancora un tablet. Non nascondo che mi diverta tantissimo seguire personalmente i miei profili social, a volte è bello tanto quanto creare. Al momento quindi mi arrangio ma tra qualche mese ho intenzione di coinvolgere un collaboratore esterno.”
Quali canale usare e come scegliere quello giusto (per te)
“Ho scelto i miei canali social un po’ su consiglio di collaboratori o colleghi oppure approfondendo l’argomento su testi specifici, principalmente americani. Il primo libro su come vendere online ed essere imprenditrice di me stessa l’ho acquistato su Amazon nel 2011. Se avessi più tempo continuerei a fare formazione. Ho appena partecipato alla C+B Academy di Vicenza il 27 aprile. Mi piace sperimentare e vedere la reazione di chi mi segue. Scrivo personalmente i post su Facebook, posto nuovi articoli sul blog e li condivido sui diversi profili social e curo molto Instagram. Facebook è il canale che attualmente funziona di più anche se la fanpage non è del tutto decollata e francamente non ho ancora capito esattamente perchè… Sarà che non ho un obiettivo specifico per canale ma ci sto lavorando!”».
Errori, occasioni perse. Un consiglio per chi comincia
“Prima di scegliere il nome del mio brand avrei dovuto fare una ricerca più approfondita online e avrei dovuto registrato il marchio subito! All’inizio infatti ero Madeleine couture, poi ho dovuto cambiare. Questa però è una lunga storia.”
Come e cosa migliorare. Avere sempre degli obiettivi concreti
“Vorrei rivedere gli scatti di tutta la mia collezione ed eliminare le foto con il manichino, è tristissimo. E forse curare di più le pubblicazioni, non ho ancora terminato la cartella stampa! Mi piacerebbe anche che i blog parlassero di più di me.”
La cosa più difficile di essere un artigiano
“Fare i prezzi!”
E-commerce e Shop online. Quale piattaforma scegliere?
“Ho scelto Bigcartel perchè il rapporto qualità prezzo del servizio è eccezionale, la possibilità poi di rinnovare e personalizzare il template in modo molto semplice e veloce è strepitoso.”
Cliente tipo: Italia vs. Resto del Mondo
“Per il momento i miei clienti sono al 70% italiani e al 30% esteri, ma punto a capovolgere la percentuale. Se devo essere sincera devo ancora definire un target al dettaglio, certamente è femminile, età 25-45 anni, che non resiste ovviamente ad un fiocco e alle tinte pastello (!).”
Newsletter. Come usarla?
“Uso Mailchimp, è gratuito e molto efficiente. La newsletter mi serve per fidelizzare la mia clientela e aumentare le vendite ma non sono del tutto soddisfatta dei risultati che ho raggiunto. Vorrei una percentuale maggiore di newsletter lette (almeno un 30%), scriverne 1 settimanale e con più contenuti oltre che il lancio di prodotti.”